Quanto può essere grande un laboratorio di restauro? La collaborazione UNIURB e USEK (Parte uno)
Quanto può essere grande un laboratorio di restauro? E nello specifico, può attraversare i confini di uno stato, addirittura di un continente, per arrivare a contenere opere, culture, approcci e saperi diversi? Sicuramente, uno spazio fisico come quello che abbiamo cercato di descrivere non può esistere, ma la Scuola di Conservazione e Restauro di Urbino ha cercato, idealmente, di realizzare qualcosa di molto simile. Cercando di estendere la sua expertise oltre i confini geografici del territorio del Montefeltro, la Scuola ha siglato, nel 2016, un accordo di cooperazione interuniversitaria per l’organizzazione di un corso triennale di studi in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali con USEK, l’Università del Santo Spirito di Kaslik, in Libano. Il corso libanese è partito durante l’Anno Accademico 2018-2019 con l’apertura di tre percorsi abilitanti alla professione nel settore della conservazione dei documenti, manoscritti e patrimonio librario e archivistico e formerà nuovi restauratori in altre tipologie di beni culturali, come il lapideo, i dipinti, le pitture murali, e le opere lignee con un’offerta formativa altamente specializzante. Per supportare l’avvio del CdS, negli ultimi anni alcuni docenti e assistenti della Scuola di Urbino si sono recati in Libano, dove hanno seguito docenti e studenti nella realizzazione dei corsi teorici e laboratoriali. Parliamo insieme di questa esperienza di cooperazione con Laura Baratin, responsabile del progetto con l’USEK e vice Presidente della Scuola di Conservazione e Restauro di Urbino.
Come è nato il progetto di collaborazione tra UNIURB e USEK? Si ricorda qualcosa delle prime fasi del progetto, da quali motivazioni eravate spinti?
[L.B.]: L’Università di Urbino attraverso la Scuola di Conservazione e Restauro dei Beni Culturali si sta impegnando da alcuni anni sulla formazione in conservazione e restauro nell’area euro-mediterranea.
Il primo progetto è stato TEMPUS INFOBC – L’INNOVATION DANS LA FORMATION POUR LES BIENS CULTURELS: un nouveau curriculum euro-méditerranéen pour la préservation de biens culturels – INFOBC finanziato dall’Unione Europea ha portato per la prima volta la formazione in conservazione restauro all’interno del sistema formativo della Tunisia con una “Licence Appliquée en Conservation et Restaurationdes biens culturels” di tre anni che sarà completata con altri 2 anni di Master attraverso un trasferimento di conoscenze, metodologie e tecnologie tra le università e le istituzioni europee e quelle tunisine.
Questo modello formativo è stato avviato anche in Libano attraverso un progetto di cooperazione finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca italiano e l’Università USEK alla fine del 2016.
L’obiettivo generale era quello di avviare la formazione in conservazione e restauro dei beni culturali in questi paesi secondo i parametri indicati dalle istituzioni europee ECCO-ENCORE per rendere questi diplomi equiparabili alla formazione europea, attraverso la preparazione dei docenti e poi l’avvio del corso regolare.
Si è aperto così il primo corso nella Regione medio-orientale nell’a.a. 2018-2019 incrementando già una grande esperienza dell’USEK nel settore della conservazione dei documenti, manoscritti e patrimonio librario e archivistico e formando nuovi restauratori in altre tipologie di beni culturali, come il lapideo, i dipinti, le pitture murali, che sono parte fondamentale del patrimonio libanese.
Quanti docenti dell’università di Urbino sono stati coinvolti in questo progetto? Ci sono docenti coinvolti sia per i corsi teorici che per i laboratori?
[L.B.]: I docenti sono stati coinvolti in una prima fase per la formazione dei formatori libanesi e la provenienza non era solo dal nostro Ateneo, ma anche dalle Università di Bologna, di Palermo, dalla Soprintendenza delle Marche. In questa prima fase c’è stata anche la costruzione dei due Laboratori di restauro all’USEK uno per i materiali lapidei e uno per tele e tavole (quello del patrimonio librario era già presente), che ha visto coinvolti restauratori di società private e fornitori di attrezzature specialistiche. Con l’apertura del corso di studi regolare nell’a.a. 2018-2019 UNIURB ha coinvolto 8 dei suoi docenti e assistenti per garantire un’offerta formativa adeguata nelle discipline teoriche in cui l’USEK era carente in un forte spirito collaborativo e a seguito della grave situazione economica e della pandemia questo sostegno continua ad esserci tutt’oggi con lezioni a distanza in un gesto di grande solidarietà. Le discipline coinvolte sono sia tecniche che scientifiche. Per i laboratori di restauro il team di restauratori che ha supportato le attività proviene da imprese private, da istituzioni pubbliche e non ultimo da giovani laureati che hanno trasferito la loro esperienza in questo nuovo contesto, sempre coordinati da UNIURB per garantire il percorso metodologico.
Per quanto riguarda l’attività nei laboratorio di restauro, su che tipologie di manufatti operano gli studenti?
[L.B.]: Gli studenti del corso triennale all’USEK sono suddivisi in tre percorsi formativi professionalizzanti, dei quali un percorso riguarda i manoscritti e il patrimonio librario e archivistico; un altro il materiale lapideo, le pitture murali e i mosaici e il terzo i dipinti su tela e su tavola, le sculture e gli arredi lignei per mantenere l’impostazione della formazione italiana. L’accordo del 2016 prevede che superati i tre anni ci possa essere la possibilità di accedere agli ultimi due anni dei corsi a ciclo unico italiani in conservazione e restauro dei Beni Culturali attesa di avviare il master nella sede libanese.
Come sappiamo, culture diverse spesso hanno non solo un Patrimonio storico-artistico differente, ma hanno sviluppato nel corso dei secoli un approccio differente alla sua conservazione. Secondo lei, l’accordo tra UNIURB e USEK può essere utile per lo sviluppo di un approccio alla conservazione e al restauro sempre più consapevole e inclusivo?
[L.B.]: L’accordo tra UNIURB e USEK e la realizzazione di questo corso dimostrano, pur nelle diverse difficoltà aumentate in questi anni a causa della pandemia e delle difficoltà economiche del Libano, che la cultura della conservazione e del restauro è una cultura identitaria fortemente inclusiva che si presta perfettamente a un dialogo multiculturale di pace e di sviluppo sostenibile nel rispetto delle diversità. E’ un’occasione in questo settore di sperimentare la formula del doppio titolo, fornendo agli studenti di entrambe le Università la possibilità di scambiare esperienze e di approfondire la loro formazione arricchendola non solo sul piano tecnico scientifico, ma anche socio-culturale e di dialogo fra culture diverse.
La cooperazione tra organizzazioni diventa davvero un momento di arricchimento per tutti, e ci può insegnare che, anche se un grande laboratorio di restauro in grado di unire sotto lo stesso tetto esperienze così diverse non esisterà mai fisicamente, progetti di collaborazione interuniversitaria come quello qui presentato possono davvero offrire a tutti, studenti e restauratori, la possibilità di unire risorse, idee e conoscenze, per l’arte ma soprattutto per la sua cura e salvaguardia. In un mondo che cerca per differenze per dividere e impaurire, questa è una storia che insegna come usarle per renderci più consapevoli, competenti e capaci nel nostro lavoro di conservazione. Il Patrimonio – tutto! – ringrazia!
Veronica Tronconi
IN COPERTINA: I docenti UNIURB e non che hanno partecipato alla collaborazione interuniversitaria con USEK, Laura Baratin, Maria Letizia Amadori, Laura Barreca, Giovanni Checcucci, Laura Chiarantini, Francesca Gasparetto, Luca Giorgi, Sarah Hijazi, Claudio Maggini, Patrizia Santi, Paolo Triolo, Mariangela Vandini.