Open Restoration: una piattaforma per aprire la conservazione in Europa

Si è chiuso con l’evento finale di ieri, venerdì 28 ottobre, il ciclo di “Open Restoration Talks” dedicati alle sfide che il restauratore deve affrontare per essere rilevante nel mondo contemporaneo. Infatti, il primo talk del 7 ottobre ha visto confrontarsi Vincenzo Alfio con Francesca Gasparetto sulla gestione dei dati nei cantieri di restauro, il secondo talk del 14 ottobre ha ospitato un dialogo tra Francesca Di Turo e Veronica Tronconi intorno alle tecnologie diagnostiche, e infine il terzo talk del 21 ottobre ha visto Andrea Bellati e Alice Devecchi “on stage” per discutere sulle potenzialità della divulgazione scientifica, anche applicata ai temi del restauro e della conservazione. 

Apertura quindi, non solo verso il pubblico ma anche verso gli altri professionisti del Patrimonio Culturale, per creare un lessico comune fatto di competenze interconnesse e di sentimento identitario verso un Patrimonio che appartiene a tutti. Che siano questi i presupposti per riflettere sulle potenzialità della professione del restauratore nel mondo contemporaneo, e perchè no, nel futuro? L’evento finale di ieri, intitolato “Open Restoration: una piattaforma per aprire la conservazione in Europa” ha voluto riflettere proprio su questo tema, partendo dagli spunti di riflessione emersi durante i tre talks.

Per progettare il futuro di una professione, serve un progettista: proprio per questo, ad apertura dell’evento, è stata realizzata una keynote a cura di Massimiliano Zane, progettista culturale e “valorizzatore”, che ha parlato di come una valorizzazione strategica del Patrimonio Culturale richieda un’attenta progettazione, in grado di tenere conto anche dei processi conservativi realizzati o da realizzare. In seguito, si è aperto un dibattito in sala e online moderato da Laura Baratin, Alice Devecchi, Francesca Gasparetto e Veronica Tronconi, per riflettere ancora sulla figura del restauratore contemporaneo alla luce degli argomenti toccati durante i talks: digitale e tecnologie, ruolo della scienza, importanza della divulgazione, approccio progettuale. Nella fase finale della giornata, sono stati distribuiti agli studenti in sala alcuni post-it, da riempire con le parole chiave emerse durante i talks e l’evento finale e utili a redigere una sorta di “Manifesto” o position paper sulla nuova figura del restauratore, in grado di aprirsi maggiormente verso le istanze di questo mondo a complessità crescente. Le parole chiave così ipotizzate da studenti, docenti e pubblico connesso online sono state posizionate su di una lavagna, divise in tre grandi gruppi: strumenti, processi, contesti. Che siano queste le macroaree utili a definire il nuovo campo d’azione del restauratore contemporaneo? 

Non c’è ancora nulla di sicuro, si tratta di un viaggio ancora in divenire, ma quel che è certo è che questo processo, iniziato durante i talks e che vuole culminare in un Manifesto contemporaneo per la figura del restauratore, è da co-creare, co-scrivere, co-dirigere. Ecco perchè, al termine della giornata, tutti i partecipanti sono stati invitati a contribuire con altre parole chiave, idee o considerazioni a una bozza condivisa, in un’ottica davvero bottom-up di questo percorso, che in realtà è appena cominciato. Allora, se anche voi volete far parte di questo processo di co-creazione, scrivete una mail a v.tronconi@campus.uniurb.it e sarete, insieme a noi, parte del flusso! Intanto, qui sotto, trovate un breve video con alcune clip tratte dai tre talks…

Veronica Tronconi