Open Restoration Talks: il restauratore e le sfide del mondo contemporaneo

Caro lettore, caro appassionato di restauro, in questi giorni Open Restoration compie un anno di attività! Un anno in cui la piattaforma e i suoi canali social sono cresciuti, un anno in cui abbiamo cercato di aprire – questa è la nostra parola preferita! – il mondo della conservazione e del restauro non solo al pubblico, ma anche agli altri professionisti che operano nel campo dei Beni Culturali, agli studenti delle scuole superiori e anche – grazie alla collaborazione con l’Università dell’USEK in Libano – a culture diverse. 

In fondo, dialogare sembra proprio essere la missione primaria di Open Restoration! E in questo mondo contemporaneo di complessità crescente, le sfide per la conservazione del Patrimonio sembrano essere sempre più difficili da affrontare per il restauratore, se rimane da solo. Le nuove tecnologie diagnostiche, la gestione digitale dei dati e le narrazioni a cui siamo abituati dai social media impongono nuovi paradigmi, nuovi modi di concepire anche una professione analgica come la nostra. Oggi sempre più, la conservazione dovrebbe essere concepita come un lavoro di team, in cui restauratori, diagnosti, storici dell’arte, ingegneri, archeologi, architetti, curatori, divulgatori dialogano tra loro, supportando l’intervento di restauro con le loro rispettive competenze.

Allora, abbiamo pensato, perchè non creare dei veri e propri dialoghi, dei talks per dirla all’inglese, tra restauratori e altri professionisti del settore, per parlare delle sfide che il mondo contemporaneo impone alla nostra professione? Ecco, proprio così sono nati gli Open Restoration Talks. Tre incontri diversi, di un’ora ciascuno, con tre ospiti d’eccezione, dei veri e propri momenti di scambio e condivisione dei saperi. 

Nel primo talk, dal titolo: “Data Management e cantieri di restauro: come si organizza in digitale il lavoro”, Francesca Gasparetto ha dialogato con Vincenzo Alfio, ingegnere ambientale ed esperto di ricostruzioni 3D e di tecnologie GIS e BIM anche applicate ai beni culturali, per riflettere sulla necessità sempre più stringente, anche in ambito conservativo, di gestire i dati prodotti all’interno dei cantieri di restauro in maniera digitale e interoperabile tra più figure professionali, al fine di ottenere informazioni arricchite sui beni oggetto degli interventi.

Nel secondo talk, dal titolo: “Tecnologie diagnostiche e restauratori: come facciamo ad essere amici?” Veronica Tronconi ha dialogato con Francesca Di Turo, conservation scientist e ricercatrice presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, per riflettere su come le più moderne tecniche diagnostiche possono supportare il restauro, rendendo davvero questo momento la più profonda indagine possibile sulla vita di un’opera.

Nel terzo talk, in programma per la prossima settimana e dal titolo: “Il restauratore deve essere anche un divulgatore?”, Alice Devecchi si confronterà con il divulgatore scientifico Andrea Bellati sull’opportunità per il restauratore di oggi di sapersi raccontare efficacemente, chiamando in causa le tecniche di base utili alla traduzione di concetti complessi, come tali riservati agli ‘addetti ai lavori’, in narrazioni che permettono un accesso più allargato alla conoscenza.  

Al termine dei tre talks, il 28 ottobre, è previsto un evento conclusivo durante il quale il team di Open Restoration si confronterà con gli studenti e con ospiti esterni intorno a come gestione dei dati, tecnologie e divulgazione possano rendere la fruizione degli oggetti d’arte da parte del pubblico più accessibile, inclusiva, partecipata e consapevole. In fondo, aprirsi alle infinite potenzialità del mondo digitale per raccontare cosa succede durante un intervento di restauro è proprio la missione con cui è nato, ormai un anno fa, il nostro Open Restoration. Vi aspettiamo, ai talks, e all’evento conclusivo!

Veronica Tronconi